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Travelogues

 
  1. POLICEMEN IN BISHKEK

  2. MAIL SENT WHILE TRAVELLING   (in italian):


POLICEMEN IN BISHKEK

 

It was my last day in Kyrgyzstan while I was in Bishkek and I saw two policemen walking annoyed. I immediately tried to divert from their way, but they stopped me. I was very calm since my passport was at the kazakh embassy and given I would have left the country the same evening I had really few money in my pockets. Otherwise I don't think they would have managed to take me inside a room as they did. They seemed very nice and smiling asked me about my documents: I gave them the ripped photocopy of the passport with the kyrgyz visa, then they wanted to check my pocket and my bag. I took out the money I had (of course not the dollars hidden in the money belt), one started to count them while the other was asking me a lot of questions. Frankly I didn't think they would have stolen such few money, but after a while when they let me free recounting them I founded out there were some missing. And the funniest thing has been that, before leaving, they kindly asked me the money of the coffee and when I answered that I needed them for the bus ticket (it was true!!) they almost apologised for having asked: assholes!!!!

 

 

MAIL SENT WHILE TRAVELLING 2:

Oramai sono in giro da un 20ina di giorni, ma mi sembra di essere partito   l'anno scorso, come se fossero passato due stagioni: una in cui mi sono   tostato dal caldo (40-45 C) nel deserto del kyzylkum (west uzbekistan)  fino al punto di fare retromarcia, l' altra in cui mi sono congelato come un tacchino in frezeer in un campo  estivo degli allevatori oltre i 3000m nel cuore del kyrgystan. Dopo la prima email ho continuato a viaggiare in uzbekistan verso ovest per un migliaio di km mentre la temperatura saliva saliva e i campi di cotone scomparivano per lasciare posto a dune di sabbia bianca e sassi addobbate qua e la da bassi cespugli verdoni. Sono arrivatofino ad una citta' (ex fortezza) che mi ricordava la bam iraniana (quella rasa al suolo dal terremoto). Stavo tentando di scendere dalle mura della citta' in un punto non propriamente adatto, mentre un anziano mi sollecitava ( del tipo "ke sei scemo??) a tornare indietro, ma alla fine ce lo fatta e lui tutto esaltato manda fuori la figlia con una bacinella per farmi lavare le mani e mi invita in casa. Una casa poverissima, due stanze di cui la prima e la principale ricoperta di tappetti, con in centro una colonna di legno intagliata che sorreggeva l'alto tetto e un piccolo televisore in un angolo. Questo era tutto quello che c'era. Mi (anzi, ci, perche' all'epoca stavo viaggiando con una russa e un californiano)  fa accomodare e tira fuori tutto quello che ha da mangiare e da bere (probabilmente la cena delle prossime settimane),e inizia a raccontare la sua tortuosa vita. Non ce stato verso di rinunciare al mangiare per non privarlo, ma lui era semplicemente commosso dal fatto che noi accettassimo e io ogni "piroghi" che ingurgitavo mi sentivo un verme.
Niente mare d'aral: il tempo scarseggiava, il caldo aumentava e ho deciso di puntare verso il montuoso e il piu' fresco kyrgystan, ma non senza aver stupidamente accettato un invito in una "banija russa". "e' come una sauna con un massaggio e c'e' anche la piscina" mi era stato detto! Il posto era nella periferia di Buxara in perfetto stile supersovietico ultra distrutto. La custode, tipica russa super cafone, probabilmente non credeva ai suoi occhi che una straniero entrasse li dentro. Il posto era come una prigione: porte in acciaio supercorrose. La sauna era una stanza di cemento in cui entravano due grossi tubi che, dopo aver girato due altrettanto corrose valvole buttavano fuori vapore a temperature insopportabili. La piscina era una vasca 2m per 2m profonda 1 m completamente spiastrellata e cmq vuota. Io che di caldo ne avevo eccome, non ho osato metterci piede. Ma il massaggio, quella e' stata la parte migliore. Entra una serio russo, con il quale prima avevo lungamente contrattato. Si spoglia in costume e mi fa sdraiare.A quel punto inizia a tirarmi dolorosamente la pelle, " e' per tirar vita lo strato morto della pella" mi dice, mentre dice ad alta voce " RILASSATI, RILASSATI, non sei rilassato!!"
sfido che non lo ero. E non vi dico quando e' arrivato ai capelli: a iniziato a tirarli, sempre per la  stessa storia di tirar via quelli morti. La tortura e' durata 20 min e ho dovuto pure  pagare (l'equiv di 1.2 euro) per farmi strappare i capelli. Morale dell'esperienza: ho meno capelli di prima.
Passano i giorni, passano i km e arrivo nel cuore del kyrgystan, dove ho avuto l'esperienzapiu' incredibile di tutto il viaggio: premessa, il kyrgystan e' una specie di nepal al confine occidentale della cina. In kyrgystan ci sono piu' di 4 cime sopra i 7000 m ed e' un paese molto molto rurale. Una specie di Laos dell'asia centrale per intenderci. Arrivo in un paesino piccolissimo e appena scendo dal pulmino dopo non so quante ore schiacciato come una sardina vedo uno straniero! e' un danese, molto vichingo, che avevo conosciuto in Uzbkistan due sett prima. Lui stava partendo verso un lago d'alta montagna dove ci sono degli accampamenti estivi di yurt (grosse tende) degli allevatori.
Da solo non me lo sarei mai potuto permettere, perche' il costo del mezzo per superare il passo non e' una scherzo, ma con lui, un giornalista inglese ma che lavora a Mosca a un'australiano che lavora all'ambasciata a Mosca  si poteva fare. Da quel posto che gia' mi sembrava alla fine del mondo, dopo aver riempito le tanike di benzina siamo partiti con una vecchia jeep russa (guidata da un kirgico)  su strada di montagna per 50 km fino a 3400m. Poi finisce la strada e in fuori strada per altri 20km fino ad un lago (lungo 30 km) in mezzo alle vette, con sterminato prati, e gruppi di  tende degli allevatori lontani vari km tra di loro, e cavalli, cavalli e ancora cavalli sparsi ovunque. La mattina e la notte faceva un freddo della madonna!!!!!!!!!!!!!!!!!! tutto quello che potevo fare era mettermi addosso tutto quello che avevo. Le t-shirt' la felpa, i pantaloni..... in quanto non ero certo attrezzato per una cosa del genere. Per pochi dollari ci siamo piazziti in una tenda. Subito ammazzano e scuoiano una pecora per cena. Non si butta niente: le viscere raccolte non so per cosa (spero non per la zuppa della colazione) e il sangue da bere ai cani. quando pulivano la pelle dalle carni e gironzolavo con fare un po' impietosito e schifato non avrei mai  pensato che la stessa notte avrei avuto cosi tanto freddo da desiderarla piu' di ogni altra cosa. 3 giorni ho passato in questo posto lontano km e km da ogni avamposto civile e accessibile solo 3 mesi   all'anno.
Mi hanno dato un cavallo, 3 spiegazioni su come fare e a disposizione almeno 50 km di altopiano , e devo dire che queste bestie corrono:  eccome se corrono (peccato pero' solo quando ne aveva voglia), adesso ho capito perche' la gente ci lascia la pelle. Per lavarmi c'era il lago che era freddo da impazzire ma lo scenario faceva dimenticare un po' tutto. In giro per l'accampamento tutti i bambini che giocavano con gli animali, mentre la madri, (tra i 16 e i 20 anni) e lavorare dall'alba alla sera. La sera dentro la yurt (fuori non se ne parlava proprio) a lume di candele con questi grossi uomini kirgichi dal volto bruciato dal sole a bere vodka. Bisognava brindare dicendo qualcosa, rigorosamente in russo, (anche il kirgico era accettato).
Io di quelle sere non ricordo molto......
Adesso sono tornato alla civilta', e dormo a casa di una sciura (non c'e' altra scelta) che mi tratta come un re: la casa e' pulita e molto carina, anche il bagno (una tavola di legno forata dentro una casetta in giardino) ha a suo modo il proprio orgoglio. E quando sono entrato ho notato pure una lampadina che penzolava dal soffitto.
Ieri sera stavo cenando e si stavo facendo buio, quando il figlio entra con una candela e mi dice che  e' meglio del lampadario; poi quando torno in camera per leggere e provo ad accendere la luce mi accorgo che in casa non c'e' energia elettrica. Probabilmente l'unione sovietica nella sua ritirata si e' portata via anche quella............

 

alby

 

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