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Travelogues

 
  1. TRAIN WHEEL CHANGEOVER AT THE BORDER

  2. MAIL (from Brest 24 March 2005) (in Italian)


 

TRAIN WHEEL CHANGEOVER AT THE BORDER

It was almost evening when at the Warsaw station the train to Minsk arrives. The blue carriages with the white curtains adobed by dusty plastic flowers showed clearly it was a Russian train and the "pravadniza's" (the responsible of each carriage) quickly got off to check the document of each passenger. The train was clean and calm as usual in the Russian ones, and the hours flew travelling to the border.
After a troubleless passport control finally we entered "the white Russian"; considering there were still many hours left I decided to lie down to sleep.
It hadn't passed more then a quarter of hour that I almost rolled down my bed (the upper one) having this unpleasant feeling that my carriage was detached by the others being bumped inside a huge garage.
At one point the door got opened and the light turned on. It was "the pravadnitsa" who quite roughly was saying something pointing the worn carpet on the floor. Then she lifted it up showing a kind of manhole closed by a metal plate and left.
I was already cursing thinking about a break down, when I tried to lie down again.
No way! After few minute the door was opened again and the light turned on as well. Now it was a worker, who, quite embarrassed, removed from such manhole a one-meter long pivot. Then he left.
Immediately after I felt we were slowly lifting up and quite puzzled I got off the bed and peeked outside.
Then I got! It was the gauge change of the railway; in fact in all the former URSS the rails are 15 cm wider than in the rest of Europe, hence every train crosses the border, carriage by carriage, must be lifted up and all the lower frame substituted. It takes every time from two to three hours.
In fact finally another worker entered the compartment, stick again the pivot finally letting me sleep. In the morning I woke up while the train was running through the snowed and frozen Belarusian flat landscape; we almost were in Minsk, and it was just the beginning of the travel.

 

MAIL (sent to my friend 24 March 2005 from Brest)



Marzo 2005, Brest

...forse bisogna proprio cercarla una buona ragione per viaggiare in Bielorussia o forse non serve neppure una buona ragione se non vedere e tentare di capire come una paese grande piu' o meno quanto l'Inghilterra, che fino a 15 anni fa era la capitale industriale della Russia occidentale, ora si inserisca anonimamente in quel puzzle di stati dell'ex URSS.
La sera quando a Warszaw e' arrivato il treno che mi avrebbe portato a Minsk (capitale della Bielorussia), ero sorpreso nel vedere che fosse un treno russo: carrozze azzurre, tendine a pizzo bianche, passatoia rossa lungo il corridoio e fiori finti impolverati.
In 5 o 6 ore si arriva al confine, dove si aspettano le solite due ore in controlli di documenti, visti, dichiarazioni varie di valuta, cellulari, macchine fotografiche, loro domande senza mie risposte... ma poi alla fine si riparte, oramai e' notte fonda e io mi metto a dormire, con ancora quasi 10 ore di viaggio davanti. Non e' passato però molto tempo e la mia carrozza inizia a prendere dei colpi da farmi quasi cadere dalla brandina. Ho avuto quella strana e spiacevole sensazione che il mio vagone fosse staccato dagli altri. Nello stesso momento entra la controllora, rigorosamente Bielorussa, accende la luce, urla ad alta voce non so cosa, sposta i bagagli per terra e alza la consumata passatoia rossa fino a trovare una specie di tombino. E poi se ne va. Nel frattempo guardo fuori dal finestrino e vedo che il vagone, effettivamente separato dagli altri, entra in una specie di enorme officina, con a lato una schiera di operai. E' notte e mi sento un po' intontito. Spengo la luce e mi rimetto a dormire.
Non se ne parla neppure. Entra un frettoloso e congelato operaio che riaccende la luce, alza il tombino e tira fuori un perno d'acciaio da mezzo metro largo una spanna, poi esce. Dopo un minuto ho ancora una spiacevole sensazione: il mio vagone si sta alzando e non di poco. Vedo gli operai fuori scendere in basso... mi vesto, esco dallo scompartimento e vedo un altro vagone sollevato a un metro e mezzo, senza tutta la parte inferiore, ruote mica ruote e ammennicoli vari. Dopo poco con un argano e' trainato un nuovo telaio e riabbassato il vagone.
La riparazione di un guasto??
No, normale routine: in Russia lo scartamento dei binari e' piu' largo e quindi ai treni che attraversano la frontiera cambiano le ruote con tutta la struttura inferiore. Tempo impiegato per tutto il treno: 2 ore. Ritorno a dormire, dopo 2 ore rientra un altro operai, riinfila il pernone, e io mi addormento.
La mattina mi sveglio e il treno corre lungo la pianura innevata. Qui l'inverno non e' finito.
Sul treno conosco un tipo che ha un amico alla stazione che mi presenta a sua volta un amico:
"Chi ti aspetta qui a Minsk?", domandano
"Nessuno", gli rispondo
"Cosa!! sei matto? Ti porto a casa mia"
E infatti mi a portato nel suo appartamento nella triste ma bianca periferia di Minsk. La moglie mi offre la colazione e il figlio di 11 anni timidissimo non osa dire una parola. Lui e' un professore, insegna ai cechi, mi accompagna all' accademia e poi all'università'. Vuole che rimanga a dormire a casa sua, ma ovviamente non se ne parla neppure. Alla fine mi trova un posto in una pensioncina dove ospitano i visitatori dell'istituto in cui lavora.
Minsk, come un po' tutta la bielorussia e' una stato di polizia sotto la dittatura di un infame di nome Lucashenko che nel 96 si e' dato tutti i poteri togliendoli al parlamento con un referendum fittizio, che neppure che la comunità europea ha riconosciuto. Ha cambiato la bandiera, la festa nazionale e ha imposto il russo come lingua ufficiale (solo il 10% delle scuole insegna in Bielorusso). Ora qui di liberta' c'e' ne e' poca. Sventolare la bandiera, anzi la ex bandiera nazionale e' reato! Ma alla gente questo non piace e nella capitale si vive un po' di tensione.
In centro c'era una manifestazione, anzi direi una mezza rivolta e la cosa piu' incredibile e' che le centinaia di militari non erano schierati tanto contro i manifestanti, ma erano allineati lungo il perimetro delle strada, spalla contro spalla a formare un muro, per evitare che i passanti si unissero. Tutta la gente era ferma come a sostenere i manifestanti con lo sguardo o urlando "Bielorussia libera" mentre la polizia li caricava. Ho trovato un ragazzo che parlava inglese:
"Entrare nella comunità europea, questo e' quello che veramente vogliamo, fortunati vuoi in Italia...." se sapesse quanto poca consapevolezza c'e' di questa fortuna da noi, smetterebbe di invidiarci.
Ho viaggiato da Minsk verso il confine polacco nella campagna Bielorussa: con tutte le sue casettine di legno colorate che riescono a risultare quasi caratteristiche. Non facile trovare da dormire, sporadici i mezzi pubblici, poco succulento il mangiare. Stranieri ben pochi e viaggiatori ancora meno, ma la Bielorussia ha voglia di cambiare,e in questo e' molto differente dalla ex mamma russa; lo si vede nella gente, ma un po' meno nel governo.

Alby

 

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