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                        SENT WHILE TRAVELLING: Oramai sono in giro da un 20ina di giorni, 
                        ma mi sembra di essere partito l'anno scorso, come se 
                        fossero passato due stagioni: una in cui mi sono stato 
                        dal caldo (40-45 C) nel deserto del Kyzylkum (West Uzbekistan) 
                        fino al punto di fare retromarcia, l' altra in cui mi 
                        sono congelato come un tacchino in freezer in un campo 
                        estivo degli allevatori oltre i 3000m nel cuore del Kyrgystan. 
                        Dopo la prima email ho continuato a viaggiare in Uzbekistan 
                        verso ovest per un migliaio di km mentre la temperatura 
                        saliva e i campi di cotone scomparivano per lasciare posto 
                        a dune di sabbia bianca e sassi addobbate qua e là 
                        da bassi cespugli verdoni. Sono arrivato fino ad una città 
                        (ex fortezza) che mi ricordava la Bam Iraniana (quella 
                        rasa al suolo dal terremoto). Stavo tentando di scendere 
                        dalle mura della città in un punto non propriamente 
                        adatto, mentre un anziano mi sollecitava ( del tipo "ke 
                        sei scemo??) a tornare indietro, ma alla fine ce lo fatta 
                        e lui tutto esaltato manda fuori la figlia con una bacinella 
                        per farmi lavare le mani invitandomi in casa. Una casa 
                        poverissima, due stanze di cui la prima e la principale 
                        ricoperta di tappeti, con al centro una colonna di legno 
                        intagliata che sorreggeva l'alto tetto e un piccolo televisore 
                        in un angolo. Questo era tutto quello che c'era. Mi (anzi, 
                        ci, perchè all'epoca stavo viaggiando con una russa 
                        e un californiano) fa accomodare e tira fuori tutto quello 
                        che ha da mangiare e da bere (probabilmente la cena dei 
                        giorni successivi),e inizia a raccontare la sua tortuosa 
                        vita. Non c'e' stato verso di rinunciare al mangiare per 
                        non privarlo, in quanto lui era semplicemente commosso 
                        dal fatto che noi accettassimo e io ogni "piroghi" 
                        che ingurgitavo mi sentivo a disagio.Niente Mar d'Aral: il tempo scarseggiava, il caldo aumentava 
                        e ho deciso di puntare verso il montuoso e piu' fresco 
                        Kyrgystan, ma non senza aver stupidamente accettato un 
                        invito in una "banija russa".
 "E' come una sauna con un massaggio e c'e' anche 
                        la piscina" mi era stato detto!
 Il posto era nella periferia di Buhara in perfetto stile 
                        supersovietico ultra decaduto : praticamente come una 
                        prigione: porte in acciaio supercorrose. La custode, tipica 
                        russa super cafona, non credeva ai suoi occhi che una 
                        straniero entrasse lì dentro. La sauna era una 
                        stanza di cemento in cui entravano due grossi tubi che, 
                        dopo aver girato due altrettanto corrose valvole, buttavano 
                        fuori vapore a temperature insopportabili. La piscina 
                        era una vasca 2x2m profonda 1 m completamente spiastrellata 
                        e cmq vuota. Io che di caldo ne avevo eccome, non ho osato 
                        metterci piede, ma la parte migliore è stata il 
                        massaggio: entra un serio russo, con il quale prima avevo 
                        lungamente contrattato. Si spoglia in costume e mi fa 
                        sdraiare. A quel punto inizia a tirarmi dolorosamente 
                        la pelle, io mi contorco," e' per tirar vita lo strato 
                        morto della pelle" mi rassicura, mentre continua 
                        a ripetere ad alta voce
 " RILASSATI, RILASSATI, non sei rilassato!!"
 sfido che non lo ero. E non vi dico quando e' arrivato 
                        ai capelli: ha iniziato a tirarli, sempre per la stessa 
                        storia di tirar via quelli morti. La tortura e' durata 
                        20 min e ho dovuto pure pagare (l'equiv di 1.2 euro) per 
                        farmi strappare i capelli. Morale della favola: ho meno 
                        capelli di prima.
 Passano i giorni, passano i km e arrivo 
                        nel cuore del Kyrgystan, dove ho avuto l'esperienza piu' 
                        incredibile di tutto il viaggio. Premessa: il Kyrgystan 
                        e' una specie di Nepal al confine occidentale della Cina 
                        dove ci sono piu' di 4 cime sopra i 7000 m ed e' un paese 
                        molto rurale. Una specie di Laos dell'Asia Centrale per 
                        intenderci. Arrivo in un paesino piccolissimo e appena scendo dal 
                        pulmino dopo non so quante ore schiacciato come una sardina 
                        vedo uno straniero! e' un danese, molto vichingo, che 
                        avevo conosciuto in Uzbekistan due sett prima. Lui stava 
                        partendo verso un lago d'alta montagna dove ci sono degli 
                        accampamenti estivi di yurt (grosse tende) degli allevatori. 
                        Da solo non me lo sarei mai potuto permettere, perche' 
                        il costo del mezzo per superare il passo non e' una scherzo, 
                        ma con lui, un giornalista inglese che lavora a Mosca, 
                        e un Australiano che lavora all'ambasciata a Mosca si 
                        poteva fare. In quel posto che già mi sembrava 
                        alla fine del mondo, figuriamoci proseguire. Dopo aver 
                        riempito le taniche di benzina siamo partiti con una vecchia 
                        jeep russa (guidata da un Kirgiko) su strada di montagna 
                        per 50 km fino a 3400m. Poi la strada finisce e per altri 
                        20km fino ad un lago in mezzo alle vette, con sterminato 
                        prati, gruppi di tende degli allevatori lontani vari km 
                        tra di loro, e cavalli, cavalli e ancora cavalli sparsi 
                        ovunque.
 La mattina e la notte faceva un freddo della madonna!!!!!!!!!!!!!!!!!! 
                        Il max che potevo fare era mettermi addosso tutto quello 
                        che avevo: le T-shirts, la felpa, i pantaloni..... in 
                        quanto non ero certo attrezzato per una cosa del genere. 
                        Per pochi dollari ci siamo piazzati in una tenda. Subito 
                        ammazzano e scuoiano una pecora per cena, non si butta 
                        niente: le viscere raccolte non so per cosa (spero non 
                        per la zuppa della colazione) e il sangue da bere ai cani. 
                        Quando pulivano la pelle dalle carni e gironzolavo con 
                        fare un po' impietosito e schifato non avrei mai pensato 
                        che la stessa notte l'avrei desiderata piu' di ogni altra 
                        cosa. Alla fine ho passato 3gg in questo posto lontano 
                        km e km da ogni avamposto civile e accessibile solo pochi 
                        mesi all'anno.
 Mi hanno dato un cavallo, tre spiegazioni su come fare 
                        e a disposizione almeno 50 km di altopiano , e devo dire 
                        che queste bestie corrono: eccome se corrono (peccato 
                        pero' solo quando ne aveva voglia).
 Per lavarmi c'era il lago che era freddo da impazzire 
                        ma lo scenario faceva dimenticare un po' tutto. In giro 
                        per l'accampamento tutti i bambini che giocavano con gli 
                        animali, mentre la madri, (tra i 16 e i 20 anni) a lavorare 
                        dall'alba alla sera. La sera dentro la yurt (fuori non 
                        se ne parlava proprio) a lume di candela con questi grossi 
                        uomini Kirgiki dal volto bruciato dal sole a bere vodka. 
                        Bisognava brindare dicendo qualcosa, rigorosamente in 
                        russo, (anche il Kirgiko era accettato).
 Io di quelle sere non ricordo molto......
 Adesso sono tornato alla civiltà, e dormo a casa 
                        di una sciura (non c'e' altra scelta) che mi tratta come 
                        un re: la casa e' pulita e molto carina, anche il bagno 
                        (una tavola di legno forata dentro una casetta in giardino) 
                        ha a suo modo il proprio orgoglio. E quando sono entrato 
                        ho notato pure una lampadina che penzolava dal soffitto.
 Ieri sera stavo cenando e stava facendo buio, quando il 
                        figlio entra con una candela e mi dice che e' meglio del 
                        lampadario; poi quando torno in camera per leggere e provo 
                        ad accendere la luce mi accorgo che in casa non c'e' energia 
                        elettrica. Probabilmente l'unione sovietica nella sua 
                        ritirata si e' portata via anche quella............
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